PARTITOCRAZIA
Viviamo in una partitocrazia, anzi, meglio, in una listocrazia, e nessuno lo può negare. Funziona così: chi decide i politici è sovrano. Se fosse il popolo a scegliere, staremmo parlando di una democrazia, ma purtroppo il popolo decide solo indirettamente, quindi è meglio definirla democrazia mediata o, in una parola appunto, listocrazia. Perché i politici li decidono le segreterie di partito o di movimento tramite l’ordine di lista e l’elettore qualunque non ha voce in capitolo.
E’ la verità, nessuno di noi può sapere chi contribuisce ad eleggere con il proprio voto. Rimettiamo, per forza di cose, gli effetti del voto in capo al caso e all’ordine di lista. Non possiamo conoscere i nomi e i cognomi di tutti coloro che concorriamo ad eleggere.
E tutto ciò è una nostra scelta. Perché in Costituzione sta scritto che “la sovranità appartiene al popolo”, ed è la verità: noi, come popolo, decidiamo di vivere in una listocrazia. Accettiamo che per far politica sia necessario far parte di una lista di candidati, e così facendo ci precludiamo il diritto di scegliere i nostri politici. Ci precludiamo il diritto di votare responsabilmente.
No al voto di preferenza
A nulla vale il discorso per cui: “Vorrei esprimere un voto di preferenza”, perché il voto di preferenza rimane sempre, comunque e in ogni caso legato ad una lista politica. Anche se decidi di scrivere sulla scheda elettorale il nome e il cognome di un singolo candidato, il tuo voto non contribuirà esclusivamente all’elezione di quella specifica persona, ma anche di tutte le altre che fanno parte della stessa lista. Sceglierai un singolo politico, ma lo farai dopo aver accettato l’intera lista. Semplicemente, tra tutti quelli che ti verranno presentati, dirai: “Preferisco lui, ma comunque tutti gli altri mi vanno bene”. Il voto di preferenza non permette di responsabilizzarsi pienamente e veramente.
No al sistema maggioritario puro
Allo stesso modo, poi, non vale nemmeno il discorso per cui “Il sistema maggioritario puro permetta di assumersi le proprie piene responsabilità elettorali”, perché, è vero, si tratta di un sistema che permette di votare una singola persona, ma rimane un voto pilotato, non libero, che non dà la possibilità di votare per chiunque, ma soltanto per coloro che facciano parte dello stesso collegio elettorale. E qual’è il motivo di tutto ciò? Perché non è permesso di votare liberamente? Il voto è rivolto a chi si candida a rappresentare la Nazione (ex art. 67 Cost.), o mi sbaglio? Allora, perché, per esempio, da bresciano non posso votare un sardo? E allo stesso modo, perché un sardo non può raccogliere i propri voti anche in Lombardia?
Il partito non è necessario
La Costituzione non impone una listocrazia. Non prevede che per far politica si debba far parte di una lista di candidati, cioè di un partito o di un movimento. La Costituzione ne garantisce la possibilità, dato che specifica che è sempre possibile organizzarsi in partiti politici per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale. Ma questo è lontano anni luce dall’essere un’imposizione. Si tratta di una facoltà garantita per legge, che il sentire comune ha identificato come necessità, arrivando ad affermare che “O fai parte di un partito, oppure non fai politica”. Ma il sentire comune si piega alla volontà della maggioranza. Perché prima della prassi viene la Costituzione. E questa garantisce che tu possa far politica da solo, che tu possa votare un unico politico, insomma, che tu possa responsabilizzarti politicamente.
Ci lamentiamo che i partiti politici abbiano perso di credibilità e di rappresentanza, eppure continuiamo ad accettare silenziosamente che siano loro gli unici attori della vita politica, seppur la Costituzione ci permetta di rivendicare la titolarità di un’altra politica. Per Costituzione siamo certi che qualora domandassimo di far politica come persone, invece che come partiti, saremmo i primi ad essere ascoltati, invece preferiamo lamentarci dei partiti.
Non c’è dell’ipocrisia in tutto questo? O si decide che della politica se ne occupino i partiti e lo si accetta; oppure si decide che della politica ci pensino le persone libere.
Delle due l’una, ma se si decide di rimettere tutto in capo ai partiti politici non ha valore alcuna critica, perché qualunque cosa accada è da considerarsi frutto di una nostra scelta responsabile.
Viviamo in una partitocrazia, anzi, meglio, in una listocrazia, e nessuno lo può negare. Funziona così: chi decide i politici è sovrano. Se fosse il popolo a scegliere, staremmo parlando di una democrazia, ma purtroppo il popolo decide solo indirettamente, quindi è meglio definirla democrazia mediata o, in una parola appunto, listocrazia. Perché i politici li decidono le segreterie di partito o di movimento tramite l’ordine di lista e l’elettore qualunque non ha voce in capitolo.
E’ la verità, nessuno di noi può sapere chi contribuisce ad eleggere con il proprio voto. Rimettiamo, per forza di cose, gli effetti del voto in capo al caso e all’ordine di lista. Non possiamo conoscere i nomi e i cognomi di tutti coloro che concorriamo ad eleggere.
E tutto ciò rappresenta una nostra scelta. Perché in Costituzione sta scritto che “la sovranità appartiene al popolo”, ed è la verità: noi, come popolo, decidiamo di vivere in una listocrazia. Accettiamo che per far politica sia necessario far parte di una lista di candidati, e così facendo ci precludiamo il diritto di scegliere i nostri politici. Ci precludiamo il diritto di votare responsabilmente.
No al voto di preferenza
A nulla vale il discorso per cui “Io vorrei esprimere un voto di preferenza”, perché il voto di preferenza rimane sempre, comunque ed in ogni caso legato ad una lista politica. Anche se decidi di scrivere sulla scheda elettorale il nome e cognome di un singolo candidato, il tuo voto non contribuirà esclusivamente all’elezione di quella specifica persona, ma anche di tutte le altre che fanno parte della medesima lista. Sceglierai un singolo politico, ma lo farai dopo aver accettato l’intera lista. Semplicemente, tra tutti quelli che ti verranno presentati, dirai “Preferisco lui, ma comunque tutti gli altri mi vanno bene”. Il voto di preferenza non permette di responsabilizzarsi pienamente e veramente.
No al sistema maggioritario puro
Allo stesso modo, poi, non vale nemmeno il discorso per cui “Il sistema maggioritario puro permette di assumersi le proprie piene responsabilità elettorali”, perché, è vero, si tratta di un sistema che permette di votare una singola persona, ma rimane un voto pilotato, non libero. Non hai la possibilità di votare chiunque, ma soltanto coloro che fanno parte del tuo stesso collegio elettorale. E qual’è il motivo di tutto ciò? Perché non posso votare liberamente? Il voto si rivolge a chi si candida a rappresentare la Nazione (art. 67 Cost.), o mi sbaglio? Allora, perché, per esempio, da bresciano non posso votare un sardo? E allo stesso modo, perché un sardo non può raccogliere i propri voti anche in Lombardia?
Il partito non è necessario
La Costituzione non impone una listocrazia. Non impone che per far politica bisogni far parte di una lista di candidati, di un partito o di un movimento. Ne garantisce la possibilità, dato che specifica che è sempre possibile organizzarsi in partiti politici per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale. Ma questo è lontano anni luce dall’essere un’imposizione. Si tratta di una facoltà garantita per legge, che il sentire comune ha identificato come una necessità arrivando ad affermare che “O fai parte di un partito, oppure non fai politica”. Ma il sentire comune si piega alla volontà della maggioranza. Prima della prassi, per capirci, viene la Costituzione. E questa garantisce che tu possa far politica da solo, che tu possa votare un unico politico, insomma, che tu possa responsabilizzarti politicamente.
Ci lamentiamo che i partiti politici abbiano perso di credibilità e di rappresentanza, eppure continuiamo ad accettare silenziosamente che siano loro gli unici attori della vita politica. Non li riconosciamo più quali organismi in grado di rappresentarci, ma imponiamo che la politica sia racchiusa nelle loro mani, seppur la Costituzione ci permetta di rivendicare la titolarità di un’altra politica. Per Costituzione siamo certi che qualora domandassimo di far politica come persone, invece che come partiti, saremmo i primi ad essere ascoltati, invece preferiamo lamentarci dei partiti.
Non c’è dell’ipocrisia in tutto questo? O si decide che della politica se ne occupino i partiti e lo si accetta; oppure si decide che della politica ci pensino le persone libere.
Delle due l’una, ma se si decide di rimettere tutto in capo ai partiti politici non ha valore alcuna critica, perché qualunque cosa accada è da considerarsi frutto di una scelta responsabile.